mercoledì 22 giugno 2011

Soffio...

L'Amore è un soffio di Dio dentro il respiro inquietante dei nostri affanni...

sabato 18 giugno 2011

Dio è Bellezza...

Dio è Bellezza.Non è un concetto da capire, è una manifestazione da accogliere, un'esperienza da vivere dentro comunioni di vita non soffocanti , ma armonia delle diversità...

venerdì 17 giugno 2011

Il passo di Dio

Nella polvere dei nostri sentieri Dio rallenta il suo passo sul ritmo del nostro...

mercoledì 15 giugno 2011

Dio e l'uomo...

Dio e l'uomo s'incontrano non nei cieli dorati, ma nelle strade polverose della fatica di tutti i giorni...

martedì 14 giugno 2011

venerdì 10 giugno 2011

La famiglia buona samaritana












Dal Vangelo secondo Luca
Un dottore della legge si alzò per mettere alla prova Gesù: “Maestro,che devo fare per ereditare la vita eterna?”. Gesù gli disse:“Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?”. Costui rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso”. E Gesù: “Hai risposto bene; fa' questo e vivrai”. Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è il mio prossimo?”. Gesù riprese: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?”. Quegli rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va' e anche tu fa' lo stesso” (Lc 10).

La famiglia scendeva da Gerusalemme a Gerico per le vie tortuose della storia, quando incontrò i temp imoderni. Non erano più briganti di altri, ma si accanirono contro la famiglia. Le rubarono la fede, che più o meno aveva conservato, poi le tolsero l’unità e la fedeltà, la serenità del dialogo domestico, la solidarietà con il vicinato e l’ospitalità per i viandanti e i dispersi. Passò per quella strada un sociologo. Vide la famiglia ferita sull’orlo della strada e disse: “È morta”, e continuò il cammino. Passò uno psicologo e disse: “Era oppressiva. Meglio che sia finita”. La incontrò un prete e la sgridò: “Perché non hai resistito? Forse eri d’accordo con chi ti ha assalito?”. Infine passò il Signore, che la vide e ne ebbe compassione e si chinò su di lei lavandole le ferite con l’olio della sua tenerezza e il vino del suo amore. Se la caricò sulle spalle e la portò alla Chiesa, affidandogliela, dicendo: “L’ho pagata con il mio sangue. Non lasciarla sola sulla strada in balia dei tempi. Ristorala con la mia Parola e il mio Pane. Al mio ritorno vi chiederò conto di lei”. Quando la famiglia si riebbe, si ricordò del volto del Signore e, guarita dalla sua solitudine egoista e dalle sue divisioni, decise di fare altrettanto e di fermarsi accanto a tutti i malcapitati della vita per assisterli e dire loro che c’è sempre un amore vicino a chi soffre ed è solo. Così venne ripristinata la solidarietà umana. Se in ogni volto, in futuro, il malcapitato poteva temere di riconoscere i suoi assalitori, ora poteva anche pensare di riconoscere il suo salvatore. Anche nella solidarietà quotidiana tra famiglie può ripetersi questa riconciliazione umana. Ciascuna infatti può e deve testimoniare la presenza affettuosa del Signore.

La Chiesa Maestra e Madre

    Poco più di mezzo secolo è trascorso daquel 25 gennaio 1959nel quale GiovanniXXIII, papa da soli tre mesi, annunciava l’intenzione di convocare un Concilio Ecumenico per affrontare le nuove sfide poste dai tempi alla Chiesa. A distanza di mezzo secolo è doveroso porsi delle domande. Cos’è cambiato da allora nella Chiesa? Cos’ha significato per il popolo di Dio quel Concilio? È stato davvero, come alcuni sostengono, un momento di rottura con la storia precedente? Un rinnovamento radicale che cambiava la natura della Chiesa? Tenendo conto dell’insegnamento dei papi, da Giovanni XXIII a Benedetto XVI e leggendo con attenzione la storia della Chiesa in questo periodo, si deve dire che, no, non c’è stata rottura, ma si è verificato, questo sì, un grande progresso nella continuità. Le verità della fede si sviluppano non cambiando i propri contenuti, bensì restando se stessi. Questo vale anche per la missione della Chiesa: si sviluppa, matura scelte nuove, che non contraddicono, però, la linea di sempre. Novità, quindi, non rottura; sviluppo, non contraddizione. Possiamo allora domandarci: cos’ha sviluppato la Chiesa, a partire dalla testimonianza di fede e di umanità di Giovanni XXIII e dal Vaticano II? Possiamo dire che il grande progresso è stato quello di una Chiesa che, ascoltando sempre anzitutto la Parola di Dio, si è messa in ascolto attento e amoroso dell’uomo, aprendogli il cuore, la mente e le braccia. La Chiesa “madre e maestra” - secondo l’insegnamento di Giovanni XXIII - si è mostrata “maestra” che mentre insegna la Parola di Dio, sa farsi anche “discepola”della storia, nella quale scopre i “segni dei tempi”. Si è mostrata “madre” che sa essere, oltre che figlia di Dio, “figlia” della storia in cui è cresciuta. Di una storia amata, capita, accolta non per adeguarsi agli errori in essa presenti, ma per valorizzare il bene che lo Spirito Santo vi ha seminato. Senza rinunciare a correggere maternamente le distorsioni. Una Chiesa che cammina con l’uomo, che soffre con chi soffre e gioisce con chi è nella gioia. Questa Chiesa continua ad avere fiducia nell’uomo, nello Spirito di Dio Padre misericordioso. Guarda al futuro con speranza, fondata sulla fede nel Dio amore, che dà forza al suo anelito di carità. La Chiesa del Vaticano II, la Chiesa di Giovanni XXIII è, insomma, quella dell’11 ottobre 1962, per la quale “persino la luna si è affacciata a guardare questo spettacolo”, e che sa dire al mondo “date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa”.